riceviamo un contentino da popolani dalla folta barba
daremo velocemente una pettinata a questi ingrati
siccome teniamo alla tradizione di Cirozio[1]
Così egli ci ammonì: "Il loro onore è pari a quello di Pierangelo!"[2]
godiamo assai poichè fummo suoi scolari
nonostante certi insegnamenti siano stai di difficile comprensione
all'ombra di un salice siamo forti grazie al suo apporto.
Note
[1] Cirozio è il soprannome affettuoso dato da Gameneo Ottolenghi, Gaspare Sagoroni, Amelio Cresciullo e Gualtiero Scannamasciello a Ciro Loportamentico (1901 - 1974), loro insegnante di lettere al ginnasio "Vidi Ercole" di Grottammare sul Vermongolo, fondatore della scuola poetica Sciammannì (nata intorno al 1946) e famoso in tutto il sud Italia per i suoi motti di protesta contro soggetti inanimati e le sue lasagne.
[2] Pierangelo ("Piera") è invece il soprannome dispregiativo con cui Ciro Loportamentico definì Mario Aniello Gaspamani Lopez, suo discepolo prediletto prima che rinnegasse la sua scuola nel 1958 e fondasse a Pulgonia la scuola poetica "Virtutelli Mengozzi" pochi mesi dopo. Le cronache del tempo, anche se insabbiate magistralmente da Gaspamani Lopez, raccontano come la sua fuga dalla scuola poetica Sciammannì fu dettata da motivi futili, come un furto di biglie di vetro subito dallo stesso e attribuito a Scannamasciello. Tuttora non è ancora stata dimostrata la colpevolezza di Scannamasciello.
In questo suo breve poema scritto nel 1981, Ottolenghi ricrea la bucolica poetica dei suoi poemi giovanili condivisa con i suoi amici e confratelli della scuola poetica Sciammannì. In quel periodo, fine anni '70 - inizi anni '80, nonostante la copiosa produzione poetica di questa scuola (per esempio nel solo biennio 1978/79 uscirono nelle librerie 15 raccolte di Ottolenghi, 10 di Sagoroni, 21 di Cresciullo , ben 48 di Scannamasciello, 7 di Corona, 2 di Gaborone e 1 di Lazzaro) e il pieno gradimento popolare, una certa critica osava sminuire lo stile dello Sciammannì apostrofandolo come "Semplici poemetti per amanti della musica di Alan Sorrenti, le melanzane alla parmigiana e l'asso pigliatutto a briscola".
Proprio contro questi "divolghe pinlunga" (popolani dalla folta barba), Ottolenghi scaglia tutta la sua ira e nell'occasione rende tributo, per la prima volta dopo la morte avvenuta nel 1974, al maestro Ciro Loportamentico. Non a caso sono citati i suoi insegnamenti e avvertimenti e, in un crescendo nostalgico, viene ricreata la tipica immagine del poeta Sciammannì: "Umbro Spagon", all'ombra di un salice.
Questo poema è composto in perfetto stile Sciammannì delle origini, uno stile dimenticato nel tempo, ma ancora vivo nel cuore di chi, come Ottolenghi, in quegli anni ruggenti scriveva poesie, protestava contro soggetti inanimati e vendeva le meravigliose lasagne del maestro in via Grospe a Grottammare sul Vermongolo.
Henry The Poet
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