Ti aggiri con occhi di mastino
chino dallo specchietto scruti
fiuti il pericolo fino a Forlì
così al semaforo verde inchiodi
che modi! E lui scende e vien là
"Va in figa" ti dice il marrano
sano prima di piombarti nell'ano:
mano impreca perché sa la trafila
una pila di radiografie e dolori.
Fiori in mano e già sei da lei
costei sa bene come manovrarti
di sposarti un giorno fece parola
d'allora come ti sei intestardito!
Ardito il tuo cuore non trova pace.
Il tuo nome è garanzia di denaro:
"Caro, lo faresti di nuovo per me?"
in men che non si dica ti dice!
Felice sei di compiacer la battona
Corona dell'infortunistica stradale
vale la pena darsi tanto da fare?
Cercare l'agguato dietro ogni via?
"Mia sarai, un giorno o l'altro!"
scaltro e orgoglioso giuri ancora
finora hai avuto da lei solo noie
troie così ne puoi trovare mille
dille e continua a guidare sereno
il pieno fai, ma non ti sbagliare
affare non è usar verde per diesel
Vin Diesel tu sei e sempre sarai!
Saturday, November 17, 2007
Saturday, November 3, 2007
Henry The Poet - "Ad Antonio"
Con questo breve sonetto decido
di render onore ad un uomo vero
perchè vi invito giacchè vi sfido
a superarlo in questo secolo nero !
Antonio Migliaccio, eroe e pittore
della nostra osteria esimio fautore
conducici ordunque dal cielo lassù
ad una vita di pane, vino e virtù
Garibaldino vivace dai grandi ideali
hai portato in auge da tempi lontani
l'antico e alto Ordine dei Veterani
fratelli di bevute e amici leali
A te che sognavi, finita una guerra
una vita agreste a zappare la terra
cogliendo in ogni sua pia sfumatura
un buon soggetto per la tua pittura
Rendici lieto lo scorrer dei lustri
regalaci risate e donne virtuose
che un dì lontano saran nostre spose
e ancora avrai pronipoti illustri
di render onore ad un uomo vero
perchè vi invito giacchè vi sfido
a superarlo in questo secolo nero !
Antonio Migliaccio, eroe e pittore
della nostra osteria esimio fautore
conducici ordunque dal cielo lassù
ad una vita di pane, vino e virtù
Garibaldino vivace dai grandi ideali
hai portato in auge da tempi lontani
l'antico e alto Ordine dei Veterani
fratelli di bevute e amici leali
A te che sognavi, finita una guerra
una vita agreste a zappare la terra
cogliendo in ogni sua pia sfumatura
un buon soggetto per la tua pittura
Rendici lieto lo scorrer dei lustri
regalaci risate e donne virtuose
che un dì lontano saran nostre spose
e ancora avrai pronipoti illustri
Friday, November 2, 2007
Fiero (el Guapo) de Fonseca - "Il tirabaci di Macario"
Non chiamatelo ciuffo, per Ognissanti!
Che vile offesa al mio fine intelletto
non è un ricciolo e vi chiedo rispetto:
questo è un tirabaci per le mie amanti.
Mi alzo presto la mattina per posare
brillantina e albume in giuste dosi
sto cercando la donna che mi sposi
una pulzella che per me si dia da fare.
Sono maschio vero qui sotto la cinta
e non esiste donna a cui la do vinta
chiamatemi pure Ornella se volete
ma senza tirabaci mai mi vedrete.
Che vile offesa al mio fine intelletto
non è un ricciolo e vi chiedo rispetto:
questo è un tirabaci per le mie amanti.
Mi alzo presto la mattina per posare
brillantina e albume in giuste dosi
sto cercando la donna che mi sposi
una pulzella che per me si dia da fare.
Sono maschio vero qui sotto la cinta
e non esiste donna a cui la do vinta
chiamatemi pure Ornella se volete
ma senza tirabaci mai mi vedrete.
Tuesday, October 30, 2007
Saverino Saverini - "Uomo mito"
Balli e svendi la tua dignità
avvolto in una giacca di cammello
sei l'uomo mito che danza ebbro,
sei un recipiente di amarezza.
Hai sempre un calice tra le dita
e un cellulare spento in tasca
con cui fingi di dover chiamare
finti amici come L. L. Ortega;
"Hey, tu. Sì dico a te. Chi sei?"
è la domanda senza risposta
che tutti in pista ti fanno,
ma tu sorridi e dissimuli
tra finte mosse simil-hip-hop
la tua nostalgia degli anni '80.
avvolto in una giacca di cammello
sei l'uomo mito che danza ebbro,
sei un recipiente di amarezza.
Hai sempre un calice tra le dita
e un cellulare spento in tasca
con cui fingi di dover chiamare
finti amici come L. L. Ortega;
"Hey, tu. Sì dico a te. Chi sei?"
è la domanda senza risposta
che tutti in pista ti fanno,
ma tu sorridi e dissimuli
tra finte mosse simil-hip-hop
la tua nostalgia degli anni '80.
Monday, October 29, 2007
Gameneo Ottolenghi - "Di stuzi parlozie" (traduzione e recensione)
Ogni qual volta che componiamo parole di sfizio
riceviamo un contentino da popolani dalla folta barba
daremo velocemente una pettinata a questi ingrati
siccome teniamo alla tradizione di Cirozio[1]
Così egli ci ammonì: "Il loro onore è pari a quello di Pierangelo!"[2]
godiamo assai poichè fummo suoi scolari
nonostante certi insegnamenti siano stai di difficile comprensione
all'ombra di un salice siamo forti grazie al suo apporto.
Note
[1] Cirozio è il soprannome affettuoso dato da Gameneo Ottolenghi, Gaspare Sagoroni, Amelio Cresciullo e Gualtiero Scannamasciello a Ciro Loportamentico (1901 - 1974), loro insegnante di lettere al ginnasio "Vidi Ercole" di Grottammare sul Vermongolo, fondatore della scuola poetica Sciammannì (nata intorno al 1946) e famoso in tutto il sud Italia per i suoi motti di protesta contro soggetti inanimati e le sue lasagne.
[2] Pierangelo ("Piera") è invece il soprannome dispregiativo con cui Ciro Loportamentico definì Mario Aniello Gaspamani Lopez, suo discepolo prediletto prima che rinnegasse la sua scuola nel 1958 e fondasse a Pulgonia la scuola poetica "Virtutelli Mengozzi" pochi mesi dopo. Le cronache del tempo, anche se insabbiate magistralmente da Gaspamani Lopez, raccontano come la sua fuga dalla scuola poetica Sciammannì fu dettata da motivi futili, come un furto di biglie di vetro subito dallo stesso e attribuito a Scannamasciello. Tuttora non è ancora stata dimostrata la colpevolezza di Scannamasciello.
In questo suo breve poema scritto nel 1981, Ottolenghi ricrea la bucolica poetica dei suoi poemi giovanili condivisa con i suoi amici e confratelli della scuola poetica Sciammannì. In quel periodo, fine anni '70 - inizi anni '80, nonostante la copiosa produzione poetica di questa scuola (per esempio nel solo biennio 1978/79 uscirono nelle librerie 15 raccolte di Ottolenghi, 10 di Sagoroni, 21 di Cresciullo , ben 48 di Scannamasciello, 7 di Corona, 2 di Gaborone e 1 di Lazzaro) e il pieno gradimento popolare, una certa critica osava sminuire lo stile dello Sciammannì apostrofandolo come "Semplici poemetti per amanti della musica di Alan Sorrenti, le melanzane alla parmigiana e l'asso pigliatutto a briscola".
Proprio contro questi "divolghe pinlunga" (popolani dalla folta barba), Ottolenghi scaglia tutta la sua ira e nell'occasione rende tributo, per la prima volta dopo la morte avvenuta nel 1974, al maestro Ciro Loportamentico. Non a caso sono citati i suoi insegnamenti e avvertimenti e, in un crescendo nostalgico, viene ricreata la tipica immagine del poeta Sciammannì: "Umbro Spagon", all'ombra di un salice.
Questo poema è composto in perfetto stile Sciammannì delle origini, uno stile dimenticato nel tempo, ma ancora vivo nel cuore di chi, come Ottolenghi, in quegli anni ruggenti scriveva poesie, protestava contro soggetti inanimati e vendeva le meravigliose lasagne del maestro in via Grospe a Grottammare sul Vermongolo.
riceviamo un contentino da popolani dalla folta barba
daremo velocemente una pettinata a questi ingrati
siccome teniamo alla tradizione di Cirozio[1]
Così egli ci ammonì: "Il loro onore è pari a quello di Pierangelo!"[2]
godiamo assai poichè fummo suoi scolari
nonostante certi insegnamenti siano stai di difficile comprensione
all'ombra di un salice siamo forti grazie al suo apporto.
Note
[1] Cirozio è il soprannome affettuoso dato da Gameneo Ottolenghi, Gaspare Sagoroni, Amelio Cresciullo e Gualtiero Scannamasciello a Ciro Loportamentico (1901 - 1974), loro insegnante di lettere al ginnasio "Vidi Ercole" di Grottammare sul Vermongolo, fondatore della scuola poetica Sciammannì (nata intorno al 1946) e famoso in tutto il sud Italia per i suoi motti di protesta contro soggetti inanimati e le sue lasagne.
[2] Pierangelo ("Piera") è invece il soprannome dispregiativo con cui Ciro Loportamentico definì Mario Aniello Gaspamani Lopez, suo discepolo prediletto prima che rinnegasse la sua scuola nel 1958 e fondasse a Pulgonia la scuola poetica "Virtutelli Mengozzi" pochi mesi dopo. Le cronache del tempo, anche se insabbiate magistralmente da Gaspamani Lopez, raccontano come la sua fuga dalla scuola poetica Sciammannì fu dettata da motivi futili, come un furto di biglie di vetro subito dallo stesso e attribuito a Scannamasciello. Tuttora non è ancora stata dimostrata la colpevolezza di Scannamasciello.
In questo suo breve poema scritto nel 1981, Ottolenghi ricrea la bucolica poetica dei suoi poemi giovanili condivisa con i suoi amici e confratelli della scuola poetica Sciammannì. In quel periodo, fine anni '70 - inizi anni '80, nonostante la copiosa produzione poetica di questa scuola (per esempio nel solo biennio 1978/79 uscirono nelle librerie 15 raccolte di Ottolenghi, 10 di Sagoroni, 21 di Cresciullo , ben 48 di Scannamasciello, 7 di Corona, 2 di Gaborone e 1 di Lazzaro) e il pieno gradimento popolare, una certa critica osava sminuire lo stile dello Sciammannì apostrofandolo come "Semplici poemetti per amanti della musica di Alan Sorrenti, le melanzane alla parmigiana e l'asso pigliatutto a briscola".
Proprio contro questi "divolghe pinlunga" (popolani dalla folta barba), Ottolenghi scaglia tutta la sua ira e nell'occasione rende tributo, per la prima volta dopo la morte avvenuta nel 1974, al maestro Ciro Loportamentico. Non a caso sono citati i suoi insegnamenti e avvertimenti e, in un crescendo nostalgico, viene ricreata la tipica immagine del poeta Sciammannì: "Umbro Spagon", all'ombra di un salice.
Questo poema è composto in perfetto stile Sciammannì delle origini, uno stile dimenticato nel tempo, ma ancora vivo nel cuore di chi, come Ottolenghi, in quegli anni ruggenti scriveva poesie, protestava contro soggetti inanimati e vendeva le meravigliose lasagne del maestro in via Grospe a Grottammare sul Vermongolo.
Henry The Poet
Saturday, October 27, 2007
Gameneo Ottolenghi - "Di stuzi parlozie"
Cam'ezie facezie di stuzi parlozie
camoi nu' fessi divolghe pinlunga
deremo de vèlo petini n'a strunga
terènzit stugazie meselo Cirozie
Ammunì caniù: "Tom'à de Piera!"
gasendi norberto desc'entul vin'è
socleto cain-certo devince gaiera
umbro spagon ciull'apport-avin'è
camoi nu' fessi divolghe pinlunga
deremo de vèlo petini n'a strunga
terènzit stugazie meselo Cirozie
Ammunì caniù: "Tom'à de Piera!"
gasendi norberto desc'entul vin'è
socleto cain-certo devince gaiera
umbro spagon ciull'apport-avin'è
Friday, October 26, 2007
Henry The Poet - "Trilogia del Made In Italy"
Episode I:
Salmoiraghi & Viganò: "Occhiali"
Salmoiraghi: "Caro collega,
la mia proposta sarà
offrire occhiali a prezzo basso
a chiunque li chiederà"
Viganò: "Collega lo dici ai parenti tuoi,
la tua proposta è interessante
ma il prezzo basso si può fare
solo in presenza di merce scadente"
Henry the Poet: "Essi sono, cari lettori,
lo Ying e lo Yang dell'italica imprenditoria
il Bene, Salmoiraghi, pensa al cliente
il Male, Viganò,
direi proprio di no"
Episode II:
Dolce & Gabbana: "Vestiti"
Dolce: "Amato socio,
mentre compravo gardenie
sai che ho pensato?
Il vestito da donna va ancor più scollato!"
Gabbana: "Socio adorato
ti dirò di più:
il pantalone da uomo
con la patta che resta giù!"
Henry the Poet: "Miei amati lettori
come potete vedere
essi sono Sodoma e Gomorra
della moda italiana.
Vivaci gay dal raffinato gusto
che io, conservatore, alquanto disgusto"
Episode III:
Foppa & Pedretti: "Stendibiancheria"
Foppa: "Amico mio,
per i nostri stendibiancheria
ho scelto 4 nuovi colori
bianco, azzurro, verde e viola
con questa scelta vedrai che si vola!"
Salmoiraghi & Viganò: "Occhiali"
Salmoiraghi: "Caro collega,
la mia proposta sarà
offrire occhiali a prezzo basso
a chiunque li chiederà"
Viganò: "Collega lo dici ai parenti tuoi,
la tua proposta è interessante
ma il prezzo basso si può fare
solo in presenza di merce scadente"
Henry the Poet: "Essi sono, cari lettori,
lo Ying e lo Yang dell'italica imprenditoria
il Bene, Salmoiraghi, pensa al cliente
il Male, Viganò,
direi proprio di no"
Episode II:
Dolce & Gabbana: "Vestiti"
Dolce: "Amato socio,
mentre compravo gardenie
sai che ho pensato?
Il vestito da donna va ancor più scollato!"
Gabbana: "Socio adorato
ti dirò di più:
il pantalone da uomo
con la patta che resta giù!"
Henry the Poet: "Miei amati lettori
come potete vedere
essi sono Sodoma e Gomorra
della moda italiana.
Vivaci gay dal raffinato gusto
che io, conservatore, alquanto disgusto"
Episode III:
Foppa & Pedretti: "Stendibiancheria"
Foppa: "Amico mio,
per i nostri stendibiancheria
ho scelto 4 nuovi colori
bianco, azzurro, verde e viola
con questa scelta vedrai che si vola!"
Pedretti: "Stendibiancheria,
stendibiancheria, stendibiancheria,
mi piace, mi piace, mi piace, mi piace!"
Henry the Poet: "Anche se Pedretti
è di Foppa l'insulsa patella,
miei cari amici, io amo gli stendibiancheria
e approvo questo tipo di imprenditoria!"
Thursday, October 25, 2007
Vecelio Spagnolazzi - "I Grumi"
Porto a tavola ossi di limone
spiriti ribelli fischiano alle mie orecchie
mi sussurrano attenti alla dizione
versetti ancestrali e usurati dal tempo.
Soggiunge Terenzio, compie i suoi gesti
dinamici ma al tempo stesso timidi
esclama: "Ti han detto gli Spiriti
che avremo fortuna?"
Bisbiglio tra me la profezia,
Terenzio mi udisce e piange.
Grumi di nubi, di olio e di ottone
penso al fagiano smarrito ad ottobre
e anch'io, tra il serio e il faceto,
cospargo il mio cuscino
di lacrimoso aspartame.
spiriti ribelli fischiano alle mie orecchie
mi sussurrano attenti alla dizione
versetti ancestrali e usurati dal tempo.
Soggiunge Terenzio, compie i suoi gesti
dinamici ma al tempo stesso timidi
esclama: "Ti han detto gli Spiriti
che avremo fortuna?"
Bisbiglio tra me la profezia,
Terenzio mi udisce e piange.
Grumi di nubi, di olio e di ottone
penso al fagiano smarrito ad ottobre
e anch'io, tra il serio e il faceto,
cospargo il mio cuscino
di lacrimoso aspartame.
Wednesday, October 24, 2007
Figliiddio Sangiovanni - "Ode su un mestolo di legno"
Candore di un mestolo
con cui, mamma,
facevi polenta per tre.
Su un tavolo di sughero
tozzi di pane sorridono:
è la morta natura
della mia infanzia.
con cui, mamma,
facevi polenta per tre.
Su un tavolo di sughero
tozzi di pane sorridono:
è la morta natura
della mia infanzia.
Tuesday, October 23, 2007
Marius Van Menego - "La ballata di John Titor"
Menestrello dei giorni futuri
tu ci porti giorno per giorno
notizie di eventi che solo tu sai
se fossi un araldo le controllerei
Ma siccome araldo non sono
ma poeta dei vizi altrui
scrivo in questo candido foglio
che dici facezie facendoci imbroglio
Cerchi di salvare la terra
con un vecchio quattrottosei
se solo ti rendessi conto
che quello che dici fa rider i pigmei
Forse saresti un pelino più accorto
nelle dichiarazioni che fai
ora rimettiti il tuo pigiamino
il letto ti aspetta e anche questo lo sai
tu ci porti giorno per giorno
notizie di eventi che solo tu sai
se fossi un araldo le controllerei
Ma siccome araldo non sono
ma poeta dei vizi altrui
scrivo in questo candido foglio
che dici facezie facendoci imbroglio
Cerchi di salvare la terra
con un vecchio quattrottosei
se solo ti rendessi conto
che quello che dici fa rider i pigmei
Forse saresti un pelino più accorto
nelle dichiarazioni che fai
ora rimettiti il tuo pigiamino
il letto ti aspetta e anche questo lo sai
Monday, October 22, 2007
John Titor - "2036"
Nel 2036 vedrete un serpente
nell'atto di mordersi la coda
La fine del mondo conosciuto?
Da ora vi chiamerò putridume.
A chi ho postato profezie arcane?
A chi ho previsto futuri paralleli?
Siete babbuini inetti e corrotti!
Sono qui seduto che vi osservo
schifosi roditori privi d'intelletto
cani randagi senza crocchette
puzzate di lerciume e sandalo.
Io sono il futuro, amatemi.
nell'atto di mordersi la coda
La fine del mondo conosciuto?
Da ora vi chiamerò putridume.
A chi ho postato profezie arcane?
A chi ho previsto futuri paralleli?
Siete babbuini inetti e corrotti!
Sono qui seduto che vi osservo
schifosi roditori privi d'intelletto
cani randagi senza crocchette
puzzate di lerciume e sandalo.
Io sono il futuro, amatemi.
Sunday, October 21, 2007
Perno da Parigi - "Sei tu"
Sei tu, che quando sorridi riempi i miei giorni
appari e scompari come in un impeto di pietà,
mendicante di sorrisi, simpatico quando non serve,
oggettivamente incapibile, capace come pochi di essere te stesso,
senza sapere chi sei.
Amico di nessuno, nemico di nessuno,
forte tra i deboli e irresponsabile tra i circensi.
Figura mistica, ricordi a mia madre il lontano vagare del tempo.
Tu che di un momento inutile riesci a essere il protagonista,
tu che nella folla ti distingui per la sobrietà,
tu che dell'antica arte del dissimulare hai fatto una carriera.
Ogni sei mesi vederti può essere esaltante, come sconfortante.
Sei tu, il mio eroe dei venerdì dispari.
appari e scompari come in un impeto di pietà,
mendicante di sorrisi, simpatico quando non serve,
oggettivamente incapibile, capace come pochi di essere te stesso,
senza sapere chi sei.
Amico di nessuno, nemico di nessuno,
forte tra i deboli e irresponsabile tra i circensi.
Figura mistica, ricordi a mia madre il lontano vagare del tempo.
Tu che di un momento inutile riesci a essere il protagonista,
tu che nella folla ti distingui per la sobrietà,
tu che dell'antica arte del dissimulare hai fatto una carriera.
Ogni sei mesi vederti può essere esaltante, come sconfortante.
Sei tu, il mio eroe dei venerdì dispari.
Renzo Argotini - "Silenzio"
Ma noi siamo stati
noi siamo raggiunti
siamo pervenuti
siamo arrivati
primi nei registri
secondi nei ministeri
terzi all'asilo
ma codardi non siamo
e di questo fieri andiamo.
Vortice di incomparabile
virtù
noi siamo raggiunti
siamo pervenuti
siamo arrivati
primi nei registri
secondi nei ministeri
terzi all'asilo
ma codardi non siamo
e di questo fieri andiamo.
Vortice di incomparabile
virtù
Salomone Cassanò - "Voti di Aprile"
Braccia che fanno breccia
insulsi momenti di prassi conosciute
povere membra che distese
ricordano Mombasa.
Fattori distinti e oltremodo aitanti
forniscono a noi il quotidiano desco.
Profezia
e giammai tanto povertà.
insulsi momenti di prassi conosciute
povere membra che distese
ricordano Mombasa.
Fattori distinti e oltremodo aitanti
forniscono a noi il quotidiano desco.
Profezia
e giammai tanto povertà.
Giuseppe da Minagola - "Sermone dal deltaplano" (incompiuta)
E giunsero le biciclette,
piangevano i fanciulli
gente che pensava
e Ornella.
piangevano i fanciulli
gente che pensava
e Ornella.
Gastone della Fagiana - Praterie di Rho
Capriole
ancora cerbiatti inodore
s'inseguono
si trastullano
tra il verde dei prati
e l'azzurro dei cieli
miti gesti di assoluta demenza
ancora
ancora cerbiatti inodore
s'inseguono
si trastullano
tra il verde dei prati
e l'azzurro dei cieli
miti gesti di assoluta demenza
ancora
Gaetano Malaffare - "Ode al Cimpe"
Se ti incontrerò per caso tra la folla
son certo che avrò buona ventura,
ma se concorderò con te ora e luogo
avrò perso tempo e denaro.
Nessuno conosce la tua identità
ma il tuo nome è sulla bocca di tutti,
con tutti ti trastulli in amene parole
ma donzelle e capre son la tua passione.
Per Bacco, che diavolo d'uomo!
Hai occhi di koala con cui ci scruti
e orecchie da mercante birmano
con cui fingi di fingere di non capire.
Se solo, O Cimpe, mi ascoltassi
diverrei per un istante un rutto.
son certo che avrò buona ventura,
ma se concorderò con te ora e luogo
avrò perso tempo e denaro.
Nessuno conosce la tua identità
ma il tuo nome è sulla bocca di tutti,
con tutti ti trastulli in amene parole
ma donzelle e capre son la tua passione.
Per Bacco, che diavolo d'uomo!
Hai occhi di koala con cui ci scruti
e orecchie da mercante birmano
con cui fingi di fingere di non capire.
Se solo, O Cimpe, mi ascoltassi
diverrei per un istante un rutto.
Monday, October 15, 2007
Vademecum del Birmano
Ti chiedo, vecchio mercante, se sei Birmano
perché di barba io me ne intendo;
hai baffi posticci come di zucchero filato
e due ciocche di basette allegre
con cui seduci le vestali di Priapo:
nulla ti manca per essere un re,
vecchio mercante che cammini curvo,
che ridi per dissimulare la tosse
e canti per rendere tutti più allegri!
Sei forse figlio della tessitrice di cappelli?
Io ti ho visto in sogno diventare re,
ti ho visto baciare un cammello
che hai confuso per tuo padre.
Chiedimi, mercante Birmano, se son felice
e ti risponderò con frasi sconclusionate.
perché di barba io me ne intendo;
hai baffi posticci come di zucchero filato
e due ciocche di basette allegre
con cui seduci le vestali di Priapo:
nulla ti manca per essere un re,
vecchio mercante che cammini curvo,
che ridi per dissimulare la tosse
e canti per rendere tutti più allegri!
Sei forse figlio della tessitrice di cappelli?
Io ti ho visto in sogno diventare re,
ti ho visto baciare un cammello
che hai confuso per tuo padre.
Chiedimi, mercante Birmano, se son felice
e ti risponderò con frasi sconclusionate.
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